Ucciso Il Numero 2 dell’Isis E Operatori Americani Depressi

In questo articolo abbiamo parlato della guerra con i droni, i numeri degli interventi in Medio Oriente, i numeri delle vittime; oggi parliamo di un nuovo raid avvenuto in Iraq.

La Casa Bianca ha confermato la notizia che in un raid avvenuto il 18 agosto a Mousul in Iraq sarebbe morto Fadhil Ahmad al-Hayali, secondo leader dell’Isis. Fonti americane avevano confermato la sua morte già a dicembre dell’anno scorso, quello che è certo è l’importanza di Fadhil all’interno della gerarchia dello Stato Islamico, infatti disponeva un “curriculum” dei più ricchi: prima tra gli ufficiali di Saddam Hussein, poi incarcerato, rilasciato e tornato nelle file islamiche dove si occupava di logistica, dello spostamento di esplosivi e coordinazione dell’esercito.

Vice Califfo dell'Isis

Vice Califfo dell’Isis

I dettagli sono stati rilasciati dalla CNN: l’attacco è stato possibile grazie ad un preciso lavoro di intelligence fornendo al drone la posizione della macchina di Fadhil che è stata agganciata e fatta esplodere con un missile Hellfire. Un attacco avvenuto dopo la diffusione da parte dei combattenti Kurdi della notizia che conferma l’uso di armi chimiche.

Questo raid è stato forse il più rilevante dopo quello contro due leader di al qaeda. Con l’amministrazione Obama la guerra con i droni ha visto assumere sempre più importanza, anche se questa tattica che fa uso di aerei pilotati da remoto non è perfetta.

La depressione degli operatori dei droni

Uno studio dell’USAF ha infatti rivelato che gli operatori americani dei droni siano depressi. Il 20% degli operatori di droni soffre di Disturbi Post Traumatici Da Stress (PTSD) chiamata anche nevrosi da guerra. Le operazioni con i droni si stanno moltiplicando rapidamente, e c’è un tale bisogno di personale che gli operatori fanno tutti il doppio turno; un lavoro che non corrisponde all’idea del pilota da caccia hollywoodiano che si erano fatti.

Due interviste da parte di membri dell’esercito hanno fatto molto scalpore, la prima rilasciata dal Colonnello Martin che ha raccontato una delle tante operazioni che hanno visto la morte di civili. Nel video viene spiegato anche il sistema di comunicazione, che prevede l’approvazione da parte della Germania per le operazioni in Pakistan. 

 “Tutto sembrava andare nel migliore dei modi, finché sullo schermo sono comparsi due ragazzini in bicicletta. Uno poteva avere dieci anni. Se ne andavano a zonzo, ridendo, in un pomeriggio d’estate. “Oddio, no, di nuovo!”, mi è venuto da dire… Ho trattenuto il respiro mentre il missile centrava il bersaglio, e lo schermo si trasformava in un’esplosione di pixel. Quando l’immagine si è schiarita… i corpi dei ragazzini giacevano tra quelli degli insorti. La gente pensa che il nostro lavoro sia tutto azione, di solito invece ci limitiamo a guardare gli schermi: spesso abbiamo semplicemente la consegna di tenerci pronti”.

Il secondo è Brandon Bryant che ha lavorato per quasi cinque anni al programma dell’esercito americano per il bombardamento con i droni in Afghanistan e altrove. Dopo aver contribuito a uccidere 1626 persone, ha deciso di chiudere con quell’esperienza perché sentiva di fare qualcosa di “ingiusto”.

Intervistato dal programma “Witness” dell’emittente britannica Bbc, Bryant racconta i dettagli del suo lavoro. Non era responsabile diretto del lancio dei missili, ma è come se lo fosse stato: “Ero operatore centrale ed ero responsabile della telecamera e del laser installati nel drone. Poiché c’è un sistema di doppio controllo, il pilota non può sparare i missili se io non sparo i laser. Gli esseri umani attraverso l’obiettivo di un drone sembrano “silhouette” oppure ombre: noi uccidiamo quelle ombre. Ti dicono che quegli esseri umani che vedi nelle loro attività quotidiane sono i cattivi, e spari”.

Operatori di Droni Americani

Operatori di Droni Americani

La sicurezza di Brandon vacilla dopo una missione in Afganistan nel 2007. Doveva colpire due uomini che si erano rifugiati dentro una casa diroccata. “Non mi sembrava stessero facendo niente di strano”. Il missile parte e colpisce. “Pochi secondi prima avevo visto quello che sembrava una persona di piccole dimensioni entrare di corsa nella casa. Ho chiesto al capo missione cosa fosse, volevo rivedere i filmati. Mi dissero: ‘Era un cane’. Ma io non volevo crederci: sono sicuro fosse un bambino“.

Da quel momento “non sono più riuscito a dormire perché non appena mi addormentavo mi sognavo quel bambino. Avevo anche cominciato a sognare in infra-rossi“.

Quando Anwar al-Awlaki sembrava essere ad un passo dal diventare il nuovo leader di Al Qaeda “Dicevano sarebbe diventato il prossimo Bin Laden ma era anche un cittadino americano e io avevo giurato di proteggere i cittadini americani. In quell’istante ho capito che stavamo facendo una cosa sbagliata e illegale. Così me ne sono andato”.

Sempre più soldati che si licenziano da questo lavoro soffrono di Sindrome Post Traumatica (PTSD), a causa anche dei turni di lavoro lunghissimi; un operatore di drone infatti lavora circa 900 ore all’anno contro le 250 ore di un pilota di caccia, e sempre più militari si licenziano, portando l’ Aereonautica Militare a offrire un bonus di 15000 dollari a chi si arruolerà per 5 anni o più. Insomma una guerra che logora anche i militari che a prima vista sembrano quello meno a rischio, che sta seduto tutto il giorno a fissare dei monitor e a sparare missili con un Joystick, proprio come in un videogioco.

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