Dieci anni fa sulle coste del Golfo del Messico si abbatteva l’uragano Katrina, il sesto uragano più potente mai registrato negli Stati Uniti portando con sè quasi 2 mila vite e causando 100 miliardi di dollari di danni.
Ancora oggi si discute sugli effetti di questo uragano, amplificati da una scarsa organizzazione subito dopo l’evento per gestire i soccorsi nelle città, ma soprattutto il totale fallimento delle dighe di contenimento per rallentare o fermare la forza distruttrice della natura.
Dal 2005 i sistemi per il monitoraggio di questi eventi sono cambiati e si sono evoluti tecnologicamente. La FEMA, Federal Emergency Management Agency che si è occupata dell’organizzazione dei soccorsi mette a dispozione un applicazione che trasmette informazione da droni e robot.
L’organizzazione ha messo anche a disposizione per gli sviluppatori API per la creazione di app e per manipolare i dati che poi vengono diffusi su internet in diretta, perchè come spiega Beyan Koon, direttore della Florida Division of Emergency Management, internet è lo strumento perfetto per la diffusione di notizie.
L’app della FEMA è stata scaricata più di 200mila volte dal 2011, e l’organizzazione conta centinaia di migliaia di follower su Facebook e Twitter. La comunicazione con i cittadini è importante, ma fondamentale è quella tra i vari enti locali con le organizzazioni federali, per cui sono stati investiti 180 milioni di dollari per l’upgrade dei sistemi di primo intervento, sistemi di comunicazione, generetori, torri di comunicazioni, ripetitori di segnale, telefoni satellitare, droni e altri robot.
I droni sono stati usati e verranno usati per la ricerca dei dispersi e il monitoraggio via aria; sono veloci e facili da trasportare e possono raggiungere aree inaccessibili da elicotteri, persone o cani.
Robot e droni sono stati schierati durante l’uragano Katrina per la ricerca di persone blocate all’interno di edifici. Dal 2005 le capacità tecnologiche sono avanzate, e le autorità usano sempre più queste nuove tecnologie che forniscono comunicazioni wireless più efficienti, videocamere più avanzate che permettono funzionalità di imaging straordinarie. In un recente articolo abbiamo parlato dei droni marini, e proprio ai droni marini si riferisce il Dr. Robin Murphy: “Lo strumento che ora abbiamo ma che prima non avevamo sono i droni marini”, che sono uno strumento fondamentale per il monitoraggio delle acque, dalla loro composizione chimica alle correnti marine, l’ennesimo possibile utilizzo di un drone marino come avevamo parlato in questo articolo.
La tecnologia avanza molto velocemente quindi questi droni vengono cambiati nel corso di pochi anni, inoltre un drone per la ricerca e il salvataggio di massima qualità costa circa 70mila dollari; questi due problemi rendono impossibile al governo di possedere una vera e proprio flotta di droni marini o di stormi di droni che su cui qualcuno sta già lavorando.
Inoltre la FEMA vuole dedicarsi alla tecnologia che chiunque può utilizzare in caso di emergenza: l’applicazione per smartphone, i database aperti e i social sono solo l’inizio, perchè con l’accumularsi dei dati grazie ai dispositivi dell’ Internet Of Things come rilevatori di fumo, dispositivi per il fitness, elettrodomestici intelligenti e telecamere di sicurezza presto in rete ci sarà una grande quantità di dati che questi dispositivi invieranno automaticamente, e attraverso la manipolazione e controllo di questi dati si potrà provvedere assistenza anche in casi di calamità naturale.
“Costruiremo una tecnologia appropriata e sostenibile attorno al superstite e non viceversa“, spiega Okada. “Continueremo a concentrarsi sulla progettazione dal punto di vista del sopravvissuto. Cerchiamo sempre di metterci nella mente di un sopravvissuto, per cui il mondo è quello che il sopravvissuto vede, quanto può sentire, quanto lontano può camminare“.